mercoledì 20 ottobre 2021

Trans economia: transizione ecologica riflessioni in merito

 Il nuovo imperativo avente valenza socio economica sostenuto dai capi di stato di tutte le nazioni del mondo è la transizione ecologica.

Venuto in parte a cessare il pericolo più immediato del coronavirus pandemico, ora bisogna combattere il nuovo (anzi vecchio) pericolo rappresentato dall’inquinamento ambientale considerato e descritto come nuova emergenza, anche se niente affatto nuovo.

I governanti di tutte le nazioni, nessuno escluso, auspicano di poter realizzare nel più breve tempo possibile la modifica dei cicli produttivi delle imprese manufatturiere onde rendere meno inquinanti le relative emissioni e inoltre, per salvare il mondo, si vuole ottenere tutta (o quasi) l’energia elettrica, necessaria per la stessa sopravvivenza della società umana, utilizzando nuove tecnologie ed impianti di produzione considerati non dannosi per l’ambiente; praticamente senza inquinare.

Purtroppo la realizzazione di tali impianti per ora è assai costosa e lo sarà anche in futuro, per questo l’inquinamento del nostro pianeta non si potrà mai efficacemente diminuire senza che gli stessi costi di produzione dell’energia lievitino fino a compromettere la soddisfazione di altri bisogni anch’essi considerati primari e che i comuni cittadini si sono abituati fino ad oggi a soddisfare.

Cerchiamo di considerare la vera realtà e di non restare obnubilati da quanto ci viene ripetuto senza sosta dai soliti media al servizio, in questa occasione, della superficialità di chi governa l’Italia ed in definitiva anche degli altri leaders mondiali.

Tutti parlano di transizione ecologica, di economia circolare, di impianti e strutture eco compatibili, di azzeramento delle emissioni di anidride carbonica e nessuno evidenzia che ognuno di tali desiderata comporta oneri finanziari altissimi e non tutti sono e saranno concordi nell’accettare di pagare i relativi costi di realizzazione e gestione per le infrastrutture destinate a soddisfare le aspettative ecologiste.

Perché il comune cittadino possa ben comprendere limitiamoci a considerare alcuni degli aspetti della transizione ecologica attraverso la descrizione di un piccolo esempio:

Ipotizziamo che un esperto e volenteroso fattore nonché illuminato proprietario terriero voglia ottenere che l’elettricità consumata dalla sua azienda agricola non causi alcun inquinamento atmosferico dannoso per la collettività.

Ipotizziamo anche che attualmente i macchinari di produzione e trasformazione impiegati nella stessa azienda funzionino grazie all’utilizzo di una utenza elettrica della potenza di venti Kilowatt allacciata alla rete di distribuzione e che questa rete produca energia con l’impiego di centrali a combustione e quindi inquinanti, ai fini ecologistici. Si dovrà creare una nuova infrastruttura, ovvero un impianto sostitutivo di produzione dei necessari venti Kilowatt che non causi inquinamento.

Ipotizziamo inoltre che viste le caratteristiche del territorio interessato si riesca ad individuare un’area sufficientemente vicina e sufficientemente ventilata che possa essere adibita alla installazione di una o più pale eoliche in grado di produrre i Kilowatt necessari.

Ipotizziamo infine che si proceda alla costruzione, allaccio e gestione del nuovo impianto di produzione della elettricità, non inquinante perché alimentato dal vento.

Tutto da manuale, ma consideriamo più attentamente gli aspetti reali della eco trasformazione realizzata.

Innanzitutto, per essere doverosamente prudenti, l’utilizzo dell’impianto eolico non consente di svincolarsi dall’onere di mantenere una utenza allacciata alla vecchia rete di distribuzione, questa dovrà essere utilizzata per ottenere energia in caso di condizioni atmosferiche avverse (mancanza di vento) e quindi dal punto di vista economico bisognerà continuare a pagare per sempre la parte della bolletta elettrica riferita agli oneri di manutenzione della rete elettrica nazionale, nonché i consumi, sia pure minori e/o sporadici della energia utilizzata e prodotta (con relativo inquinamento) dalle vecchie centrali.

Considerando che le pale eoliche impiegate abbiano caratteristiche meccaniche tali da poter durare venti o più anni (ne dubitiamo, ma non possiamo saperlo per impossibilità di ottenere sufficienti dati statistici, visto che dall’istallazione di un numero significativo di primi impianti simili non sono trascorsi venti anni) il volenteroso fattore di cui sopra dovrebbe investire subito circa cinquantamila Euro per costruire il suo impianto eolico e circa ottantamila Euro per gestire, manutenere ed ammortizzare l’investimento fatto nell’arco di un ventennio.

Vi è infine da considerare che per produrre e rinnovare ogni venti anni le stesse nuove eco-infrastrutture (pale, piloni ecc.) vi è da consumare una quantità di energia che, specie se prodotta da centrali inquinanti, andrebbe meglio individuata e valutata.

Malgrado i tempi economicamente non floridi in cui viviamo è pur vero che alcuni titolari di aziende agricole hanno realizzato alcune decine di impianti eolici (o solari, o comunque alternativi) che producono energia (pulita) per le loro aziende, ma lo hanno fatto quasi esclusivamente perché non hanno dovuto investire il proprio denaro, avendo percepito sostanziosi contributi statali (procurati grazie alle imposizioni fiscali che in definitiva gravano sui comuni cittadini).

Il traguardo delle zero emissioni inquinanti è lontanissimo (molto più dei dieci, venti o trenta anni ipotizzati) e neppure visibile all’orizzonte, checché ne dicano i giovanissimi che combattono le battaglie ecologiste ed i politici che corrono loro appresso, cercando di bypassare o meglio ignorare il fatto che le nazioni industrializzate (in specie quelle che inquinano di più) non concordano né mai concorderanno pienamente sui provvedimenti da adottare né mai rispetteranno esattamente le scadenze temporali previste per la loro adozione.

Speriamo che le sacrosante istanze per la preservazione dell’ambiente oggi da molti condivise non si trasformino in variopinte e poco efficaci crociate donchisciottesche per lo più prive di contenuti sostanziali, ma ricche di slogan accattivanti!