Per quello che ci è dato
capire dalle varie comunicazioni, più o meno ufficiali, fatteci ad oggi dagli
eletti dal popolo e dai commenti dei media, è assai difficile che si possa
giungere in breve alla formazione di un legittimo e duraturo governo (italiano):
il contratto di governo potrà risolvere questa situazione?
Appare chiaro che solo
attraverso l’individuazione di concreti obiettivi programmatici condivisi si
potrà formare un accordo tra partiti che possa assicurare la perseguibilità del
bene comune.
Su questa soluzione i politici
sembrano essere favorevoli e quindi quasi tutti avrebbero determinato che,
viste le circostanze attuali, è necessario abbandonare ogni teoria ed istanza
ideologica differenziali e dedicarsi solo a cercare accordi su azioni concrete
e prevalentemente di soli contenuti economici, continuando peraltro a fare
promesse anche utopistiche.
Di fatto i nostri
rappresentanti sono l’espressione della società civile che, sempre con più
veemenza, vede contrapporsi gli interessi particolari, a quelli generali, solo
questi ultimi, secondo quanto a suo tempo auspicato dai fondatori degli stati
democratici, dovrebbero essere la vera base di uno sviluppo in senso etico ed
egalitario.
Tutti i partiti, nessuno
escluso, sono concordi nel ritenere ormai indispensabile operare con urgenza,
attraverso idonei provvedimenti legislativi, per soccorrere quella parte della
popolazione, sempre più numerosa, che oggettivamente si trova in difficoltà
economiche.
Diversi sono i contenuti
delle proposte programmatiche, fatte dai vari leader politici in sede pre-elettorale, che dovrebbero ora concretizzarsi con la emanazione da parte di un
nuovo governo delle necessarie leggi, ma quali?
I partiti e le coalizioni
(movimento cinque stelle, coalizione di centro destra e coalizione di centro
sinistra) che rappresentano circa il novanta per cento dei nuovi eletti hanno,
come noto, elaborato diverse proposte:
· chi ritiene opportuno operare assicurando
un cosiddetto reddito di cittadinanza più o meno a tutti
· chi ritiene necessario procedere ad una
specie di rivoluzione fiscale (flat tax), che sarebbe in grado di liberare
risorse ed incrementare gli investimenti e pertanto il numero dei lavoratori,
così da togliere dallo stato di bisogno almeno la maggior parte dei senza
lavoro
· chi ancora ritiene più idoneo ampliare in
gran misura le somme destinate a finanziare il già esistente reddito di
inclusione (REI), che verrebbe esteso ad una platea di utenti più numerosa.
I metodi e le soluzioni
proposte dai vari gruppi politici sembrano facilmente armonizzabili su altre
problematiche (da non considerarsi minori) da tutti riconosciute esistenti e da
affrontare, che richiedono interventi urgenti dei nuovi legislatori: la
sicurezza, il problema degli immigrati clandestini, la necessità di riforma
dell’apparato burocratico ecc.
Contratto di governo: perchè si, perchè no
Visto che nessuno dei
partiti ha ottenuto la maggioranza, che il tempo scorre e fino ad ora non si è
trovato nessun accordo politico per formare una compagine in grado di sostenere
un governo, il movimento cinque stelle ha alla fine dichiarato di voler
costituire tale maggioranza unendosi indifferentemente a quello tra gli avversari politici che accetti
di firmare un contratto di governo.
Il tutto senza tenere
minimamente conto delle estreme differenze ideologiche e pragmatiche che intercorrono
tra i soggetti sollecitati ad aderire e a firmare.
In tale contratto, per
quanto si è potuto capire, le parti si impegnerebbero a realizzare una serie di
provvedimenti (leggi) concordati nei contenuti ed in tempi stabiliti.
Tale soluzione appare
abbastanza utopistica se si considera che non si tratta di regolare liberamente
e semplicemente il comportamento reciproco di due soggetti.
Per poter così operare
bisognerebbe, per esempio, prescindere da qualsiasi possibile necessità di
successiva modifica degli intenti dovuta a variazioni imprevedibili (economiche
e politiche) del contesto internazionale in cui l’Italia è inserita e dal quale
dipende in buona parte la nostra debole economia.
Come è stato ricordato,
in Germania ci sono voluti sei mesi per trovare un ACCORDO di MAGGIORANZA,
definito contratto, in realtà un patto tra i due più rappresentativi partiti
votato per approvazione dagli iscritti, ma, si noti, la trattativa è stata
agevolata dal fatto che si è svolta in effetti tra due soggetti politici che
avevano già in precedenza governato per anni il paese, riuniti in coalizione.
Inoltre dal punto di
vista economico i tedeschi sono forti, organizzati ed autosufficienti e, a
differenza degli italiani, non hanno necessità di trovare (meglio: inventare)
di volta in volta la necessaria copertura finanziaria di ogni provvedimento
adottato o previsto per non incorrere in censure e veti degli organismi di
controllo europei.
Sembra effettivamente
strano che un movimento quale il cinque stelle, dichiaratosi apertamente
propenso a voler realizzare una modifica rivoluzionaria dell’attuale sistema,
si trovi a sostenere una simile ipotesi contrattualistica.
Si obbligherebbe il nuovo
governo ad operare con il vincolo di non poter agire oltre o al di fuori dei
limiti fissati con tale contratto, il cui contenuto sarebbe certamente frutto
di numerosi compromessi tra le diverse istanze.
Si può storicamente
argomentare ricordando altri tipi di contratti cosiddetti sociali (normalmente
non scritti) che, dal medio evo ad epoca più recente, sono stati premesse
filosoficamente giustificative del potere assoluto esercitato dai governanti
sui cittadini, ma non si ricorda nessun precedente di un patto scritto tra
politici e politici, voluto quale premessa, per potersi poi spartire, in accordo,
la gestione della cosa pubblica.
Da quanto sopra
illustrato si può prevedere che la situazione di stallo della nostra politica durerà
a lungo, sembrerebbe, quasi e per assurdo, che da parte dei partiti più votati
non vi sia molta voglia di assumersi l’onere della responsabilità di governo.