sabato 21 aprile 2018

Nuovo governo e l’ordinaria gestione precaria


Continua ad essere per ora privo di soluzioni facilmente praticabili il problema della formazione di un nuovo governo, nonostante tutti gli sforzi che apparentemente sembra stiano facendo tutti i papabili, mantenendo il paese in una ordinaria gestione precaria.

A circa un mese e mezzo dalle elezioni i vincitori non vogliono ammettere di non aver vinto affatto e di dover pertanto venire a patti con gli avversari.

Sulle spalle dei cittadini ricadrà ovviamente l’onere di sopportare eventuali malfunzionamenti di un governo (quale che sia) nato debole e pertanto non pienamente efficiente.

Tralasciamo commenti e previsioni, già illustrati in precedenza, oggetto di lunghi e noiosi dibattiti, che ci vengono propinati quotidianamente dai media e occupiamoci di un paio di problematiche che interessano molti cittadini e la cui soluzione, da tutti i politici, a qualsiasi livello, è ritenuta urgente e indispensabile e che permangono da troppo tempo in una posizione di stallo.

Una prima osservazione coinvolge il comune di Roma e il sistema di trasporto pubblico capitolino a cui sono direttamente interessati circa cinque milioni di abitanti solo nell'area metropolitana (non è poco!) e che ha, nel corso degli anni, prodotto passività per alcuni miliardi.

Il problema è primariamente di livello locale e in questo caso non vi sono deficienze di poteri: sindaco, giunta e consiglio comunali sono in carica da tempo e si spera pronti all'azione ed efficienti, ma nessun risultato (valido) è stato raggiunto.

Avevamo esaminato tale situazione nel mese di ottobre 2017 in merito alle problematiche del concordato ATAC, perché considerate le enormi cifre in ballo, di fatto un risanamento dei debiti ed una virtuosa gestione del comune porterebbero benefici avvertibili anche per i conti dello stato, ma specialmente minori inconvenienti ed oneri per quei milioni di cittadini che utilizzano il trasporto pubblico.

Tutti i politici, locali e non, ed anche tutti i tecnici incaricati di esaminare la situazione, hanno posto in evidenza che vi sono sprechi ed inefficienza in quasi tutti i reparti aziendali e che, per quanto attiene ai ricavi, risulta evidente un mancato introito dovuto al fatto che molti utenti utilizzano i mezzi pubblici senza pagare il biglietto.

A tale proposito si rileva che, a fronte dei circa duecentosessanta milioni di Euro incassati annualmente dall'ATAC per la vendita dei biglietti ed abbonamenti, la equivalente ATM (azienda dei trasporti locali di Milano) incassa circa seicentocinquanta milioni, anche se statisticamente risulta trasportare un numero di milanesi che è molto minore di quelli trasportati a Roma.

In teoria, se tutti pagassero il dovuto, gli introiti ATAC dovrebbero crescere almeno di circa duecento milioni.

Gli attuali responsabili della gestione assicurano di aver aumentato i controlli con lo scopo di combattere con più decisione il fenomeno, sanzionando con elevate multe i non paganti, ma i risultati non sono eccellenti.

Perché allora non cercare di risolvere definitivamente il problema riproponendo il vecchio sistema del secondo dipendente (controllore, bigliettaio o vigilante che dir si voglia) a bordo?

Si potrebbero riciclare con questa (vecchia) mansione alcuni esuberi di personale amministrativo ed assumere numerosi disoccupati. Vediamo i numeri!

Se quotidianamente circolano sulle strade romane non più di duemila tra autobus e tram (in realtà si è parlato di soli millecinquecento viste le soste forzate dovute alla necessità di manutenere l’ormai obsoleto parco rotabile), bisognerebbe assumere QUATTROMILA persone per assicurare la presenza a bordo del previsto personale almeno durante due turni giornalieri.

Considerando un costo annuo per lavoratore di quarantamila Euro si spenderebbero centosessantamilioni a fronte degli oltre duecento di maggiori incassi previsti e si darebbe lavoro a molti.

Secondo logica tale provvedimento è ineccepibile, ma alcuni vi si oppongono ipotizzando addirittura problematiche per l’incolumità del dipendente bigliettaio.

Ad oggi il controllo sui titoli di viaggio viene svolto da almeno due o tre addetti che agiscono contemporaneamente, se così si usa procedere per un reale problema di sicurezza, per garantirla bisogna intervenire senza indugi, a livello locale e/o nazionale (altrimenti tutto il sistema Italia, limitato dai delinquenti e violenti non potrà mai funzionare).

La seconda osservazione riguarda la enorme farraginosità della burocrazia che rende difficile i rapporti fra cittadini e stato ed impedisce un rapido sviluppo economico e sociale.

Anche questo problema viene da tutti riconosciuto grave ed urgentissimo, ma di fatto ben poco è stato fatto o viene proposto.

I politici sembra vogliano, anche se dicono il contrario, mantenere il tipo di organizzazione burocratica a suo tempo prevista senza procedere a vere e proprie modifiche di principio e sostanziali.

Sempre e anche di recente, tutti hanno affermato che, indipendentemente dalla tipologia e valenza di un futuro governo (di scopo, di transizione o effettivo) bisogna subito abolire lentezza e farraginosità amministrative - burocratiche.

Dal contenuto delle dichiarazioni e delle interviste risulta peraltro che quasi tutti i nostri attuali e futuribili governanti non abbiano correttamente orientato la loro volontà di intervenire.

In effetti, al contrario di quanto asserito nelle stesse interviste e dichiarazioni di chi ci governa o ci governerà, non si può considerare quale progresso verso lo snellimento della burocrazia il fatto che sia finalmente possibile richiedere e/o ottenere per via telematica alcune delle decine di certificazioni e/o autorizzazioni sottostanti, sempre necessarie per concludere un qualsiasi procedimento burocratico.

Serve ridare più fiducia al rapporto cittadino – stato, maggiori oneri agli stessi burocrati (oggi di fatto deresponsabilizzati) e assoluta validità a tutte le forme di autocertificazione (ovviamente a fronte di idonee ed effettive sanzioni per chi certifica falsamente).

In attesa dell’ormai famigerato nuovo governo, per ora, tutto ciò che dovrebbe subito ed organicamente essere realizzato, resta al punto di partenza ed i problemi contingenti non dilazionabili vengono risolti con provvedimenti presi da chi è dimissionario.

Si noti che un legislatore dimissionario di certo non può legiferare tenendo conto di un futuro contesto programmatico logico e coerente, questo sarà FORSE possibile solo se vi sarà una nuova e valida compagine governativa che si dedichi a gestire responsabilmente il paese per più anni.

Possiamo continuare a lungo in questa situazione?